Il libro di Antonella Arnese pubblicato nel 2015
Altopiano della Paganella, inverno 2014-2015
Quello che è raccontato in questo libro è quello che ogni giorno vivo camminando nei boschi e nelle montagne, di fronte alla verità delle piccole cose e alla magnificenza della Natura. E’ quello che provo, percepisco e sento mentre cammino con i miei bastoncini.
E’ quello che cerco di trasmettere nei corsi e nelle full immersion in Natura cui in tanti partecipano, stanchi del rumore nelle orecchie e nella mente.
Ma è anche una storia, e in qualche modo una storia vera.
Da bambina inseguivo mio padre su per le montagne inerpicandomi nei boschi dietro le sue gambe lunghe e agili. Lui correva, giocava, saltava, si sdraiava a bere nei ruscelli, cantava con gli uccelli e si rotolava nei prati. Mio padre era Preside della Facoltà di Scienze e insegnava una cosa terribile che si chiama Analisi Matematica, e appena poteva scappava a giocare con la Natura: camminavamo fischiettando, lui mi aveva insegnato così, per darci il ritmo e non sentirci mai stanchi. Mi portava su per le creste e non aveva paura di niente, quando era lì. Rideva, tutto sudato e con la camicia fuori dai pantaloni.
Oggi io ho dato ascolto al mio cuore, e a quell’insegnamento, e dopo 50 anni di vita in una città come Bari, Puglia, sono venuta a vivere in Trentino, in una casa al limitare di un bosco con il ruscello che scende saltellando, di fronte alle Dolomiti di Brenta.
Dopo una vita in città, e dopo una giovinezza piena di sofferenza e depressione, ho scoperto il Nordic Walking, e ho conosciuto Pino. Sono venuta a Predazzo, apposta per fare la mia prima lezione con lui, da Bari. Da allora la mia vita non è stata più la stessa. In breve, camminare, e camminare con i bastoncini, è diventata la ragione della mia vita, la mia salvezza e il mio modo per meditare, comprendere, creare, incontrare me stessa e scoprire il mondo. Perciò ho ideato ‘Passi che Trasformano’, il progetto per offrire agli altri la stessa ricchezza che io ho avuto la fortuna di scoprire.
Un’ultima premessa è necessaria: in questi anni di preparazione al grande cambiamento sono diventata Counselor in PNL, e ho perseguito un Master in Ipnosi: la meditazione e la trance sono due elementi fondamentali del cammino profondo e da subito si possono sperimentare nella pratica del Nordic Walking, come anche Pino racconta nella sua prefazione.
Le riflessioni raccolte nel libro sono tenute insieme da una storia: essa è la storia di quel personaggio che io personalmente ho visto nelle mie ipnosi regressive, un giovane monaco che camminava sempre, tenendo per la briglia il suo cavallo…
L’ipnosi regressiva, che incuriosisce tanti, non è una cosa facile; tornare alle vite precedenti, se ci credi, o come anche io preferisco dire, recuperare quelle metafore che risiedono nell’inconscio e che possono spiegare il perché di tante scelte che compi nella tua vita attuale…quando ti sottoponi ad una seduta di ipnosi, non sono che flash, magari anche solo di attimi, difficili da trattenere e da inseguire per comprenderne l’evoluzione…
Ecco, è così che io ho visto questo giovane monaco, biondo, giovanissimo, tedesco…in una ipnosi regressiva.
Camminava verso castelli e conventi, nel Medioevo, e non si fermava mai. Una volta l’ho visto che abbracciava sulla porta di un convento un altro monaco, che era la stessa faccia di mio fratello Andrea, morto a 24 anni.
Non ho mai capito perché camminasse tanto, che scopo avesse. Mi sono sempre chiesta se avesse una missione da svolgere…così sentivo che doveva essere, nel corso dell’ipnosi regressiva, ma non arrivavo mai a scoprirlo.
E sempre, camminando in particolari boschi e situazioni (soprattutto le forre, o i ruscelli in salita, o in mezzo alla neve…) ed entrando nelle chiese o abbazie del medioevo durante i miei viaggi, sempre ho vissuto, tutte le volte, un forte deja-vu. Odore di incenso, legno dei portali, luce delle candele…e i boschi in salita o le rovine di un castello…ed ecco lì la presenza in me del giovane monaco errante con una mano alla briglia del cavallo.
Ho sempre collegato questa immagine alla mia scelta di venire a vivere qui, al fatto che ami la montagna e che al mare mi sentivo proprio fuori dalla mia pelle. E al fatto che camminare per me è la ragione della vita: lui infatti era tedesco e camminava fra le montagne e sulla neve…questo è sicuro; e si chiamava Ulrich, anche questo l’ho saputo in una regressiva.
E così, in seguito a un forte dolore arrivato dalla vita, ho cominciato a scrivere per aiutare me stessa a trovare la mia forza interiore: ogni sera una specie di resoconto di come questa forza, questa luce, questo collegamento con il tutto che mi circonda nella Natura, si stesse sviluppando dentro di me.
Perciò è nato ‘Il cammino del Testimone Silenzioso’, in cui finalmente ho immaginato o forse compreso qual era la missione del giovane Ulrich, quello che sono stata nella mia vita precedente: quella di ritrovare se stesso attraverso il cammino. Finalmente, forse, la sua missione ora è compiuta. Adesso comincia la mia, che è la stessa, ma offerta a chiunque altro creda di poterci provare insieme a me.
Antonella